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I mattoni refrattari sono il centro di forni a legna, caminetti, stufe e barbecue professionali: resistono a temperature che superano i 1 200 °C e, grazie alla loro massa termica, accumulano calore restituendolo in modo graduale. Incollarli correttamente significa creare giunti che non si sgretolano sotto shock termici ripetuti, che non si dilatano eccessivamente quando la camera di combustione raggiunge il rosso vivo e che, al tempo stesso, garantiscono un trasferimento uniforme del calore fra un mattone e l’altro senza punti di dispersione. Una posa improvvisata, con malte cementizie tradizionali o addirittura colle a base vinilica, porta a fessurazioni già dopo poche accensioni: i leganti comuni, oltre i 300 °C, perdono coesione, si polverizzano e lasciano filtrare fumi verso la struttura portante. La scelta del collante refrattario, la preparazione delle superfici e i tempi di asciugatura diventano quindi fattori decisivi per la longevità e l’efficienza termica dell’opera— sia essa un forno per la pizza da giardino o una camera di combustione in ghisa rivestita.
Comprendere la funzione della malta refrattaria
Fra mattone e mattone non si inserisce soltanto un materiale “che tiene insieme”: la malta deve compensare le piccole irregolarità di dimensione (i refrattari raramente sono calibrati al decimo di millimetro), assorbire e rilasciare calore senza creare gradini termici e tollerare le dilatazioni dei cicli accensione‑spegnimento. Un legante adatto contiene tipicamente:
- cemento alluminoso (cemento fondu) che matura e indurisce già a basse temperature ma acquista la sua massima resistenza con la cottura;
- inerti silico‑alluminosi finissimi che si sposano con la composizione dei laterizi, riducendo le tensioni da coefficiente di dilatazione differente;
- additivi reologici che mantengono il giusto rapporto plastico anche in condizioni di umidità variabile.
Il risultato è un giunto sottile, di solito non oltre 3 mm, capace di restare elastico nella fase di riscaldo e di vetrificare progressivamente quando l’impianto raggiunge temperatura di regime.
Scelta del legante in base all’applicazione
Per temperature d’esercizio fino a 800 °C, come nelle stufe a pellet o nei caminetti domestici, è sufficiente una malta refrattaria premiscelata in sacchi da 5–25 kg. Oltre i 1 000 °C — tipico delle pizzerie a legna o dei forni per ceramica — si opta per malte a base di chamotte e cemento fondu, con proporzione in volume 1 : 1 : 3 (cemento fuso, chamotte fine, chamotte media). Se si deve riparare una fessura o fissare piccoli refrattari in posizioni verticali, si usa un mastice refrattario pronto in cartuccia, denso e tixotropico, che essicca all’aria e sinterizza con il primo fuoco. In zone a rischio di vibrazioni (ad esempio sui rivestimenti interni di caldaie a biomassa) si impiega un mastice elastico siliconico ad alta temperatura, certificato per 300–350 °C, che rimane flessibile e assorbe micro‑movimenti.
Preparazione delle superfici: pulizia e pre‑umidificazione
La superficie dei mattoni, spesso coperta da polvere di taglio o da residui di deposito, va spazzolata con una scopa di saggina oppure soffiata con aria compressa a bassa pressione. È controproducente ricorrere a grandi quantità d’acqua: l’argilla si saturerebbe e darebbe poi vapori in eccesso durante la cottura. Bagnare è però utile, in modo mirato, nei giunti che verranno ricoperti da uno strato di malta: con una spugna ben strizzata si passa la faccia da incollare, lasciando un velo umido che impedisce al mattone di sottrarre acqua al legante. Sulle superfici di taglio appena rifilate a disco diamantato, un leggero passaggio con carta abrasiva grana 80 rimuove il lucido e migliora l’adesione.
Impastare la malta: proporzioni, tempi e consistenza
Le malte premiscelate indicano in etichetta l’acqua necessaria, in genere 22–25 % sul peso secco: per 1 kg di polvere servono 220–250 ml d’acqua pulita. Versare prima l’acqua in un secchio di plastica, aggiungere la polvere a pioggia e miscelare con trapano a frusta a bassa velocità evita grumi. La malta deve presentarsi cremosa, densa ma non collosa: sollevando la cazzuola si deve formare un ricciolo che ricade dopo un secondo. Tre minuti di riposo permettono alla miscela di idratarsi; quindi un breve rimescolamento la rende pronta all’uso. Il tempo di lavorabilità varia da 30 a 45 minuti: conviene preparare piccole quantità successive e non allungare con acqua quando inizia a tirare, perché si indebolirebbe la struttura.
Posizionamento dei mattoni e spessore del giunto
Stendere la malta con cazzuola sottile, come si farebbe per piastrelle, e schiacciarvi il mattone con leggeri colpi di martellina di gomma. Un giunto di 2–3 mm è l’optimum: troppo sottile non compensa i difetti, troppo spesso raccoglie più vapore dell’acqua d’impasto e genera vuoti al primo fuoco. Il tracciamento a secco aiuta a verificare l’allineamento: si posizionano i mattoni senza malta, regolando i distanziatori (pezzetti di cartone o di refrattario sottile), poi si solleva un pezzo per volta, si spalma il legante e si riposiziona. Con livello a bolla o laser si controlla che la soletta resti planare, evitando collinette che renderebbero irregolare l’irraggiamento. Le fughe tra specchiature verticali e volta vanno lavorate con cucchiai da stufa o spatole ricurve, spingendo bene la malta perché aderisca.
Manutenzione del giunto e asciugatura iniziale
Malta e mattone devono asciugare al riparo da correnti d’aria secche e da sole diretto: una coperta di iuta o un telo di plastica (senza contatto con la superficie appena stuccata) trattiene l’umidità necessaria ai primi stadi di idratazione del cemento fondu. Dopo ventiquattr’ore, si rimuove il telo e si lascia asciugare altre 24–48 h a temperatura ambiente, finché il colore della malta passa da grigio scuro a chiaro. Solo allora si può procedere al pre‑riscaldo.
Il ciclo di prima accensione
Portare il manufatto da 20 °C a 400 °C in un’ora è la ricetta per il disastro: l’acqua libera evapora violentemente, i giunti si screpolano e compaiono crateri. Il riscaldamento iniziale segue quindi un ramo lento:
1.Fiamma minima o brace tenue per 2 h, con sportello parzialmente aperto;
2.Aumento di 50 °C l’ora fino a 200 °C, mantenimento per 3 h;
3.Aumento di 25–30 °C l’ora fino a 400 °C, mantenimento per 2 h;
4.Spegnimento e raffreddamento naturale.
Questo ciclo completa la presa idraulica, espelle l’acqua interna e inizia la sinterizzazione del cemento alluminoso. Un secondo ciclo più rapido (fino a 600–700 °C) consoliderà definitivamente la struttura.
Manutenzione nel tempo e riparazioni localizzate
Piccole fessure di capillarità, inferiori a 0,3 mm, sono fisiologiche e non compromettono la tenuta; se diventano visibili fessure più larghe, si prepara una boiacca di malta refrattaria fluida e la si spazzola vigorosamente nello spiraglio, eliminando l’eccesso con spugna umida. Per mattoni spaccati, si scalza la porzione danneggiata, si raschia il vecchio legante e si incolla un refrattario nuovo con mastice denso, lasciando asciugare almeno 12 h prima del fuoco successivo.

Luca Menoni, esperto del fai da te e appassionato di lavori domestici, è l'autore dietro Menostorie.com, sito che è diventato un punto di riferimento per chi cerca consigli pratici e guide dettagliate su come affrontare le sfide quotidiane della casa. Con anni di esperienza alle spalle, Luca condivide le sue conoscenze su come eseguire lavori domestici in modo efficiente e offre anche preziosi consigli per i consumatori su come scegliere i migliori prodotti e servizi per la casa.